domenica 13 novembre 2011

CISSE IL GOAL E L'AQUILA DA TATUARE NEL SEGNO DELLA LAZIO


Due reti le ha segnate anche ieri, in partitella, ora Cissé aspetta quelle che contano davvero, quelle che servono a lui e alla Lazio. E che potranno far volare l’aquila anche sulla sua pelle. Djibril Cissé si è inceppato, non si dà pace per il gol che non arriva da quasi due mesi - l’ultimo contro il Vaslui, su rigore, è datato 15 settembre - e non si rassegna a vivere all’ombra di Miro Klose, campione che stima, ma che, finora, gli ha decisamente rubato la scena. Per chi, come il francese, tra club e nazionale ha messo a segno 230 gol in tutto il mondo, essere riconosciuto solo come un infallibile assist-man è davvero poca cosa. Reja e i tifosi lo aspettano, Cissé ormai vede il gol come una liberazione, una risposta ai cori della Nord e alla fiducia che tecnico e compagni gli ribadiscono in ogni occasione, quasi amplificando il suo disagio. Ora vive in un tunnel, all’uscita del quale è pronto il tatuaggio. L’ennesimo, ma, vista l’attesa, uno tra i più importanti: l’aquila. «Solo dopo aver fatto qualcosa di concreto», Cissé renderà indelebile il legame con la Lazio. Per ora ha già allertato i «tattoo studios» inglesi e greci che in dieci anni hanno lavorato su di lui. Ancora non ha scelto il posto dove l’aquila sarà tatuata, probabilmente il disegno sarà fatto sulla parte del corpo con cui andrà a sbloccare il 4 nella casella «gol fatti». Non c’è tantissima pelle disponibile, comunque. La tela del«Lord of the Manor di Frodsham», il titolo acquisito con la magione nel Cheshire, è quasi al completo. Più di 40 tattoo, Cissé vi ha fissato tutti i passaggi chiave della sua vita, professionale e non. Figli e moglie sono, ovviamente, presenti: Jude, la parrucchiera gallese impalmata a giugno 2005, Prince Kobe, Marley Jackson, Cassius e Ilona Celeste, avuta da una precedente relazione, tutti distribuiti tra braccia, petto, schiena. Così come il tributo a Sid Vicious dei Sex Pistols - Too fast to live, too young to die - tatuato sulla spalla sinistra e la tela del ragno sul gomito, simbolo di stop forzato come facevano i marinai inglesi nei periodi di lunga inattività. Anche il riferimento religioso, le grandi ali disegnate sulle scapole, che trova radice nel suo nome, Djibril, traduzione in arabo di Arcangelo Gabriele. Ma anche i club nei quali ha militato hanno lasciato dei segni permanenti: cinque stelle su un braccio per immortalare l’impresa Champions compiuta nel 2005 con il Liverpool, riferimenti sull’Auxerre - dove tutto ebbe inizio - sull’ Olympique Marsiglia e sul Panathinaikos, l’ultima squadra prima dell’avventura romana. In onore del «Pana» un grosso trifoglio tatuato sulla coscia sinistra e la scritta«the double-2009/2010», ricordo della doppietta coppa-campionato messa in bacheca grazie ai 55 gol segnati da Cissé in soli due anni di Grecia. «Qualcuno segna eventi di vita, altri sono solo decorazioni», ha spiegato a suo tempo Djibril. L’aquila potrà essere tutte e due le cose. Ma prima serve il gol.


Rassegna stampa a cura di GenteLaziale tratta da il Corriere della Sera.

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